Acido acetilsalicilico, frequente l'errata diagnosi di allergia
Berenice Triani – Un paziente ambulatoriale su tre con problemi cardiovascolari sospende il trattamento con cardioaspirina per una presunta allergia all’acido acetilsalicilico (Asa). Una supposizione sbagliata a vedere i risultati di uno studio su oltre 5000 pazienti condotto dai ricercatori del MedStar Union Memorial Hospital di Baltimora, presentati al 72° Congresso dell'American college of allergy, asthma & immunology (Acaai) di San Antonio in Texas. Nel 34% dei sintomi rientrano i disturbi gastrointestinali, che non costituiscono una vera allergia all’Asa caratterizzata invece da angioedema, anafilassi, sintomi respiratori e reazioni cutanee. Dolore addominale, nausea, vomito e sanguinamenti del tratto digerente sono effetti collaterali da non sottovalutare, ma per i quali esistono procedure per gestirli senza per questo compromettere il trattamento con cardioaspirina. Di tutti i casi seguiti nel corso di due anni (2012 e 2013) solo il 2,5% dei pazienti ha riportato una diagnosi di vera allergia all'Asa, con reazioni cutanee (19%), angioedema (3%), sintomi respiratori (0,7%) e anafilassi (0,7%). In tutti gli altri casi, ammettono i ricercatori, si tratta di una diagnosi sbagliata perché se un paziente è veramente allergico non può continuare ad assumere il farmaco.
«I sintomi gastrointestinali – sottolinea Gabriela Orgeron, principale autore dello studio – sono gestibili interrompendo temporaneamente l'Asa o somministrando anche un inibitore di pompa protonica senza necessità di sospendere la terapia antiaggregante con Asa, che rappresenta un cardine del trattamento salvavita in pazienti con rischio moderato-elevato di malattia coronarica».